giovedì 27 ottobre 2022

Sulla fiducia

Molte volte mi sono chiesta il significato della condanna totale che Gesù detta contro coloro che provocano scandalo. Si legge nel Vangelo secondo San Marco: “Chi scandalizza uno di questi piccoli che credono, sarebbe meglio per lui che gli passassero al collo una mola da asino e lo buttassero in mare”.

Perchè una conclusione così dura?

Cos’è lo scandalo per meritare una considerazione tanto negativa?


Se ci riferiamo allá definizione che troviamo nel dizionario della lingua italiana, la parola “scandalo” ha varie accezioni, tra le quali: “turbamento della coscienza e della serenità altrui, provocato da azione, contegno, fatto o parola che offra esempio di colpa, di male o di malizia”, “azione o omissione riprovevole in sé o in apparenza”, “pubblicità, clamore non desiderati intorno a un fatto o una situazione incresciosi o comunque spiacevoli”, “discordia, causa di discordia”.

In sintesi, allo scandalo è associato il significato di rottura, de interruzione, identificabile nella stessa etimologia della parola: “skandalon” in greco significa “trappola posta nel cammino”, “ostacolo che fa cadere o che deve essere saltato”.

Visto da questa prospettiva, possiamo allora tentare di interpretare a cosa ha voluto far riferimento Gesù e perché è arrivato a questa condanna senza appello.

La conclusione alla quale sono giunta è che, quando Gesù parla di scandalo, si riferisce a tutte quelle azioni che finiscono per rompere la fiducia, ossia ciò che muove il mondo umano, tenendo insieme le nostre relazioni, e dandoci, per tanto, la ragione d’essere. Da questo punto di vista, diventa evidente il perché di tanta durezza nel giudizio.

Quando manca la fiducia, si interrompe, quasi sempre in maniera definitiva, quel canale di comunicazione che ci spinge a scommettere e investire i nostri capitali per raggiungere un obiettivo.

La fiducia è così rilevante che, lì dove domina, i processi sono molto più convenienti e agili, in quanto si riesce a risparmiare risorse ed energie che, diversamente, dovrebbero essere destinate a controlli e garanzie.

È per questo la precisazione: “a uno di questi piccoli che credono”… in effetti, quando c’è fiducia, una persona è disposta a assumere rischi e sforzi per raggiungere una meta. È sufficiente solamente una parola della persona o entità nella quale si ha fiducia per muoversi all’azione.

Per questo, rompere la fiducia è una catastrofe, quasi impossibile da invertire, la quale genera impatti a livello individuale e sociale.

Il peso della fiducia e delle conseguenza associate alla sua perdita sono tanto grandi che in passato era comune sigillare accordi e contratti solamente con la propria “parola de onore”.

In questo senso, il valore incalcolabile della fiducia si riesce ad apprezzare quando pensiamo al fatto che per costruire la fiducia è necessaria una vita intera: generare fiducia è un processo in continuo rinnovo. Al contrario, per rompere la fiducia è sufficiente un solo atto, un solo episodio concentrato in un lasso di tempo minuscolo, che riesce, come un buco nero, a ingurgitare tutto il vissuto fino a quel momento, facendo sì che nulla sia più come prima.

Per questo il lamento inconsolabile “Guai a chi”!

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