Una delle caratteristiche della nostra epoca è il rimanere conformi al modello socioeconomico stabilito, considerato come unico possibile. Probabilmente nemmeno si ammette la possibilità di pensare ad una alternativa: appare sconcertante anche solo sollevare la questione di altre strade, di cammini ancora non esplorati. Noi, gli uomini e le donne più "sviluppati" che abbiano mai calpestato il suolo terrestre, abbiamo perso l'inventiva e con essa la spinta alla sfida, al contemplare la possibilità di raggiungere altre mete, risultati che solo si intravedono, senza apparire definiti, ma che lasciano spazio all'immaginazione, al pensare a spazi ancora da costruire, a lasciarsi guidare da un sogno, senza perdere di vista la realtà, il presente dove si può rendere concreto il sogno, lo spazio di negoziazione tra meta ideale e realizzazione pratica. Sembra che si sia dimenticato il "memento audere semper", percepito in passato como costituente essenziale dell'essere umano.
Visualizzazione post con etichetta sviluppo. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta sviluppo. Mostra tutti i post
venerdì 9 aprile 2010
mercoledì 31 marzo 2010
Sviluppo e sottosviluppo
Più che di "sviluppo" e "in via di sviluppo", occorrerebbe parlare di iniqua distribuzione dei beni materiali.
In realtà, la prima categorizzazione è più conveniente: parlare di iniqua distrubuzione delle ricchezze implicherebbe investigare le cause che ne sono alla base e provvedere a rimuoverle, allo scopo di risolvere i problemi che ne derivano. Viceversa, incentrare tutto su concetti di sviluppo e sottosviluppo implica una relazione non paritetica e un inevitabile rapporto di forza tra chi porta in sè la "saggezza" e il modello "giusto" di riferimento e chi invece è promotore di schemi giudicati aracaici, bruti, indegni di una condizione umana pienamente sviluppata.
I primi sono, per obbligo, destinati a dominare, imponendo il proprio modello; i secondi sono destinati e caldamente incoraggiati ad abbracciare ciò che arriva dalla "cooperazione allo sviluppo".
In realtà, la prima categorizzazione è più conveniente: parlare di iniqua distrubuzione delle ricchezze implicherebbe investigare le cause che ne sono alla base e provvedere a rimuoverle, allo scopo di risolvere i problemi che ne derivano. Viceversa, incentrare tutto su concetti di sviluppo e sottosviluppo implica una relazione non paritetica e un inevitabile rapporto di forza tra chi porta in sè la "saggezza" e il modello "giusto" di riferimento e chi invece è promotore di schemi giudicati aracaici, bruti, indegni di una condizione umana pienamente sviluppata.
I primi sono, per obbligo, destinati a dominare, imponendo il proprio modello; i secondi sono destinati e caldamente incoraggiati ad abbracciare ciò che arriva dalla "cooperazione allo sviluppo".
Iscriviti a:
Post (Atom)