giovedì 6 gennaio 2011

Considerazioni sul conflitto

Come si genera un conflitto?
Perchè ci sia un conflitto, è necessario che esitano per lo meno due parti coinvolte portatrici di interessi che almeno in parte coinvolgono uno stesso elemento o spazio vitale e sono parzialmente o completamente contrastanti.

In generale, quali che siano le forme e la complessità della situazione specifica, il conflitto rappresenta sempre il frutto di una idea distorta del potere, che si traduce nella sopraffazione di un soggetto sull'altro.
Lì dove riescono a stabilirsi meccanismi di cooperazione, dove sforzi ed energie entrano in gioco allo scopo di cercare una soluzione costruttiva, ogni possibilità di conflitto muore sul nascere. In effetti, la diversità di visione e interessi viene sfruttata in termini sinergici e non conflittivi, con l'obiettivo di raggiungere insieme un risultato improponibile a livello individuale.
È questa l'ottica sistemica che dovrebbe essere alla base dell'organizzazione dei gruppi sociali, a qualsiasi scala li si consideri.

Ciò che si osserva in realtà è però un sovvertimento di questa logica. La struttura sociale si è venuta organizzando intorno al concetto di "posizione", che, ben lungi dall'essere interpretata come il ruolo, non fisso, che ogni individuo svolge per il benessere proprio e del gruppo, si traduce nell'espressione malata del potere, che si afferma come forma di prevaricazione della libertà altrui. In questo modo, tutto il sistema sociale è costruito in maniera tale da permettere il perpetuarsi di tali schemi. L'aspetto rilevante è però costituito dal fatto che il sistema deve pubbliicamente negare se stesso, presentandosi come promotore di valori quali la libertà in tutte le sue accezioni, l'uguaglianza di diritti di qualsiasi persona, la democrazia, l'onestà, la lealtà, la trasparenza... e ciò si traduce in una ipocrisia istituzionalizzata... Un poco come per i meccanismi con cui si sviluppa la minaccia, anche in questo caso è negata l'espressione diretta: il sistema non riconoscerà mai di stare promuovendo la proliferazione degli arrampicatori sociali.

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